PREDICATO VERBALE E NOMINALE
Tradizionalmente in una frase deve essere presente almeno un predicato (nella forma di un verbo di modo finito*) che può essere accompagnato da un soggetto.
In alcuni casi il soggetto, seppure non espresso, si desume dal predicato (es.: Studio. ⇒ Soggetto implicito: IO).
Fanno eccezione i verbi impersonali, i quali sono verbi usati senza un riferimento specifico a una persona che ne sia il soggetto (es.: Piove. Nevicherà. Fa caldo).
In generale, quindi, la frase minima è costituita da soggetto e predicato.
Il soggetto è la persona, l’animale o la cosa di cui si parla in una frase.
E’ l’elemento della frase cui si riferisce il predicato. E’ chi o che cosa compie o subisce l’azione espressa dal verbo, oppure è la persona, l’animale o la cosa a cui è attribuita una qualità o uno stato.
Il predicato (dal latino praedicatum, “ciò che è affermato”) è ciò che si dice del soggetto.
Il predicato è un verbo che sta ad indicare l’azione che il soggetto compie (predicato verbale).
Oppure è formato dal verbo essere + un aggettivo o un nome per indicare CHI E’ , COM’E’, COS’E’, il soggetto della frase (predicato nominale).
Carlo dorme. (Che cosa fa? PREDICATO VERBALE)
Michele ha studiato. (Che cosa ha fatto? PREDICATO VERBALE)
Mio padre tornerà. (Che cosa farà? PREDICATO VERBALE)
Carlo è un avvocato. (Chi è? PREDICATO NOMINALE)
Il miele è dolce. (Com’è? PREDICATO NOMINALE).
L’autobus è un grosso veicolo . (Cos’è? PREDICATO NOMINALE).
Nel predicato nominale il verbo essere svolge la funzione di copula (dal latino copula, -ae, “laccio, catena, legame”), perché lega il soggetto con la parte nominale costituita dal sostantivo o dall’aggettivo e avente la funzione di definirne qualità e caratteristiche.
Quando il verbo essere significa stare, trovarsi e appartenere, ha funzione di predicato verbale.
Il verbo essere, nella sua funzione copulativa, può essere sostituito da altri verbi, che svolgono il compito di legare il soggetto con un nome o un aggettivo, dando luogo ad una struttura equiparabile al predicato nominale.
Questi verbi devono essere seguiti da un nome o un aggettivo perché possano dare senso compiuto alla frase.
Es.: Giorgio sembra felice.
Sembra è un verbo che funziona da legame tra il nome Giorgio e l’aggettivo felice.
La frase “Giorgio sembra” non seguita da un nome o da un aggettivo, non è un’espressione dotata di senso compiuto (come lo è per esempio la frase “Giorgio dorme.”)
Si può quindi dire che i verbi detti copulativi non possono stare da soli, come puoi vedere nell’esempio che segue
Es. : 1) Michele è diventato un bravo bambino. 2) Michele è diventato…
La frase numero 2 non è completa.
Diversamente dai verbi predicativi, in grado di formare autonomamente un predicato verbale, i verbi copulativi devono essere seguiti da un nome o un aggettivo perché possano dare un senso compiuto ala frase:
Giorgio studia.⇒ STUDIA verbo predicativo (la frase ha un senso compiuto).
Giorgio pare.⇒ PARE verbo copulativo (la frase non ha senso compiuto ⇒ Giorgio pare… Che? Come? ).
Tra i verbi copulativi più frequentemente usati, è possibile citare:
- verbi quali parere, sembrare, diventare, divenire: “Tu diventerai ricco” (in questa frase il verbo diventare ha funzione e significato simile al verbo essere.
- verbi appellativi, che cioè “danno un nome” al soggetto, come dire, chiamare, soprannominare: “Giuseppe venne soprannominato «il Rosso»”.
- verbi elettivi, che indicano una elezione o una nomina ricevuta dal soggetto, come fare, eleggere, nominare, creare: “Matteo è stato eletto sindaco”.
- verbi estimativi, che danno un giudizio di stima o di merito sul soggetto, come ritenere, giudicare, credere, stimare: “Giorgio è ritenuto un ottimo avvocato”.
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*I verbi di modo finito sono quelli espressi all’indicativo, congiuntivo, condizionale e imperativo.
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PREDICATO VERBALE E PREDICATO NOMINALE
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