Mi ricordo benissimo, era l’estate del 1893.
Una serata piacevole, con il bel tempo, insieme a due amici all’ora del tramonto. […]
Cosa mai avrebbe potuto succedere? Il sole stava calando sul fiordo, le nuvole erano color rosso sangue.
Improvvisamente, ho sentito un urlo che attraversava la natura.
Un grido forte, terribile, acuto, che mi è entrato in testa, come una frustata. D’improvviso l’atmosfera serena si è fatta angosciante, simile a una stretta soffocante: tutti i colori del cielo mi sono sembrati stravolti, irreali, violentissimi. […]
Anch’io mi sono messo a gridare, tappandomi le orecchie, e mi sono sentito un pupazzo, fatto solo di occhi e di bocca, senza corpo, senza peso, senza volontà, se non quella di urlare, urlare, urlare… Ma nessuno mi stava ascoltando: ho capito che dovevo gridare attraverso la pittura, e allora ho dipinto le nuvole come se fossero cariche di sangue, ho fatto urlare i colori.
Non mi riconoscete, ma quell’uomo sono io. […] L’intera scena sembra irreale, ma vorrei farvi capire come ho vissuto quei momenti. […] Attraverso, l’arte cerco di vedere chiaro nella mia relazione con il mondo, e se possibile aiutare anche chi osserva le mie opere a capirle, a guardarsi dentro. »
“L’urlo”, olio, tempera, pastello su cartone, 91×73,5cm, 1893.
Oslo, Galleria Nazionale.
IN FONDO ALL’ARTICOLO IMMAGINE INTERATTIVA – ANALISI DELL’OPERA
“L’urlo” di Munch rappresenta la condizione di disagio universale, l’angoscia esistenziale dell’uomo moderno, avvertita in un momento di panico in cui il tramonto si trasforma in un incubo.
Utilizzando un linguaggio fortemente stilizzato l’artista imposta la composizione sulla diagonale del parapetto. La stessa corre lungo il cammino e stabilisce la distanza tra i due uomini che nel margine sinistro si allontanano indifferenti e la drammatica figura dominante in primo piano. La prospettiva dall’alto e l’inquadratura tagliata sulla strada danno l’impressione di trovarsi sull’orlo di un abisso dietro il quale si apre una veduta di Oslo descritta attraverso linee fluide ed ondeggianti. L’artista ha disegnato a destra la collina di Ekeberg a sullo sfondo alcune barche dai profili azzurri in mezzo al mare racchiuso nel fiordo. Il rosso che sovrasta l’orizzonte non è diverso da quello di un tramonto estivo, ma ciò che nel dipinto crea drammaticità è il contrasto con il colore scuro dell’acqua ed il fatto che, riflettendosi sulla staccionata, sembra inseguire la creatura terrorizzata che tiene premute le mani sulle orecchie per non sentire nulla. Attraverso i colori il pittore esprime la sua angoscia esistenziale e per questo motivo sceglie tinte violente e contrastanti che applica con ampie e lunghe pennellate evidenti. Il volto dai lineamenti stilizzati sembra una maschera con occhi allucinati. Questa rappresentazione dell’essere umano tornerà nell’opera “Angoscia” a proposito della quale l’artista disse: “Mi trovai sul Boulevard des Italiens con migliaia di volti estranei che alla luce elettrica avevano l’aria di fantasmi” .
Citiamo Disperazione, opera del 1892, ambientata nello stesso luogo e nello stesso punto.
Del soggetto rappresentato ne “L’urlo” Munch dipinse altre versioni e, due anni più tardi (1895) trasse una litografia sulla quale scrisse il commento: “Sento il grido della natura”.
ALTRE VERSIONI DELL’URLO
LITOGRAFIA
L’URLO DI MUNCH
ANALISI DELL’OPERA IMMAGINE INTERATTIVA
Saranno l’intensità emotiva, l’attenzione alla psicologia del soggetto e l’uso marcatamente espressivo del colore ad attrarre gli artisti della generazione successiva: i fauves e soprattutto gli espressionisti tedeschi.