L’arte egizia proviene principalmente da tombe e templi. C’è un legame strettissimo tra la religione e l’arte. Gli egizi credevano nella vita ultraterrena e le tombe erano vere e proprie case dell’eternità. Esse dovevano ospitare l’anima del defunto e custodirne il corpo, imbalsamato e chiuso nel sarcofago, insieme al corredo funerario necessario per la sopravvivenza nell’aldilà.
Le prime necropoli sorsero sulla sponda occidentale del Nilo: là dove tramonta il sole, il faraone si sarebbe ricongiunto al dio Sole Ra, di cui si riteneva figlio.
La prima forma di tomba fu la MASTABA, una bassa costruzione rettangolare di mattoni, con pareti inclinate e camera sepolcrale sotterranea.
Successivamente vennero costruite le PIRAMIDI.
Le piramidi a pareti lisce più famose sono quelle erette a Giza per i faraoni della quarta dinastia Cheope,, Chefren e Micerino. La più grande mai realizzata in Egitto è quella di Cheope, il faraone che regnò tra il 2550 e il 2528 a.C. Al suo interno, oltre a corridoi e gallerie, ci sono tre camere funerarie, di cui una sotterranea. La grande galleria, lunga 46 metri, larga due e alta quasi nove, conduce nel cuore della piramide. Le pareti inclinate sono realizzate con enormi blocchi di granito. Per la costruzione della piramide di Cheope, alta 146 metri, occorsero circa 20 anni di lavoro e più di due milioni di pesantissimi blocchi di pietra. Il vertice della piramide era formato da blocchi di pietra rivestiti con una lega di oro e di argento che rifletteva i raggi solari.
Infine i sovrani del Nuovo Regno scelsero le TOMBE RUPESTRI, cioè scavate nella montagna in una zona chiamata Valle dei Re.
La vicina Valle delle Regine accoglie i sepolcri delle spose e dei figli dei faraoni.
LA TOMBA D’ORO DEL FARAONE TUTANKHAMON
Il faraone Tutankhamon, morto all’età di diciotto anni nel 1323 a.C., venne sepolto in una tomba rupestre nella Valle del Re, com’era consuetudine nel Nuovo Regno. La tomba si trova sulla sponda occidentale del Nilo. L’occidente è il punto in cui il sole tramonta, e quindi riposa, ma è anche il punto in cui la vita terrena dell’uomo finisce. La scelta di questo territorio è dovuta alla sua posizione strategica e anche al fatto che secondo la credenza del tempo, la zona era protetta dalle dea Hator. Inoltre le colline di tufo erano facili da scavare e da modellare per ricavare le tombe.
Pur essendo stata violata due volte dai ladri, l’archeologo Howard Carter trovò nel 1922 al suo interno, il più ricco corredo funerario mai rinvenuto: 3500 oggetti, di cui 150 circa, tra amuleti e gioielli, ornavano la mummia, e tanto, tanto oro.
Il sepolcro del faraone, costituito da quattro stanze, conteneva la piccola camera sepolcrale con pareti decorate da pitture. La maschera funeraria di Tutankhamon ricopriva il volto della mummia. E’ in oro puro (circa 10 Kg.), turchesi e pasta vitrea. Il sarcofago interno è in oro massiccio, alto 188 cm e pesante circa 110 kg. Le braccia incrociate sul petto tengono il flagello e il pastorale ricurvo, due simboli del potere regale e del dio Osiride. Il sepolcro custodiva anche i vasi canopi in alabastro che conservavano le viscere del sovrano.
Il trono di Tutankhamon è un sedile di legno coperto da una lamina sottilissima d’oro, decorato in argento, pietre dure e pasta vitrea. Lo schienale è decorato a sbalzo su placca d’oro con le figure della coppia reale illuminate dal grande disco solare del dio Aton. Le gambe, a forma di zampa di leone, terminano in alto con due teste leonine che avevano la funzione di proteggere il faraone. I numerosi gioielli ritrovati nella tomba testimoniano la grande abilità degli artigiani egizi nella tecnica orafa. La vivace colorazione delle pietre e delle paste vitree, hanno spesso un significato simbolico-religioso.
La statua lignea di Anubi (dio sciacallo, custode delle necropoli, giudice dei morti e divinità dell’imbalsamazione), trasportata a spalle dai sacerdoti durante il funerale del re, venne collocata nella stanza del tesoro. La sua figura nera doveva spaventare gli eventuali profanatori della tomba. La cassa color oro, su cui è adagiato, conteneva amuleti e altri oggetti connessi al rito dell’imbalsamazione.
Tra i tanti gioielli ritrovati, molti erano stati fabbricati all’epoca dei genitori e dei nonni del faraone. Come il pettorale qui sotto riportato, che, custodito in una scatola, era appartenuto probabilmente al padre Akhenaton. Lo scarabeo Khepri spinge il disco del Sole nascente.
All’interno del sepolcro sono state rinvenute statuette che rappresentavano i servi magici che avrebbero continuato a servire il faraone anche dopo la morte svolgendo i loro compiti quotidiani. Avevano la stessa funzione di altri utensili che i faraoni consideravano necessari per poter vivere in maniera confortevole nell’aldilà. Nella tomba di Tutankhamon vennero ritrovate delle scatole ovoidali dipinte di bianco e impilate sotto uno dei letti funerari del faraone: contenevano cibo per alimentare l’anima del giovane re nell’aldilà. Sono stati inoltre trovati: armi, indumenti di lino, carri, letti, bauli, scatole e altri articoli funerari.
LE SCULTURE EGIZIE
Nell’antico Egitto l’immagine della figura umana, scolpita e posta all’interno della tomba, era considerata il sostituto del personaggio defunto e aveva il compito di aiutare l’anima a vivere per l’eternità. La rappresentazione di tale figura doveva rispettare modelli prestabiliti, che si pensava fossero stati imposti dagli dei, e che si tramandavano uguali nel tempo.
Le norme che regolavano le proporzioni, la posizione, l’atteggiamento e i colori restarono vincolanti fino al regno di Akhenaton.
Il faraone veniva raffigurato solo in tre posizioni: in piedi, con la gamba sinistra in avanti come nell’atto di avanzare, seduto sul trono oppure inginocchiato, mentre fa un’offerta agli dei o prega. Il faraone Amenhotep II, ad esempio, è raffigurato nella scultura in granito riportata al centro qui sopra, in ginocchio, nell’atto di offrire al dio Amon due vasi colmi di vino. L’artista ha messo in evidenza la muscolatura del re, famoso campione di corsa e di tiro con l’arco. I faraoni venivano comunque raffigurati con lo sguardo fisso in avanti, come se guardassero oltre il mondo terreno, per sottolineare il loro legame con la divinità.
LA CASA DEL DIO AMON
Nel santuario di Karnak si venerava il culto del dio Amon. Il complesso era composto da cortili con colonnati, da una grande sala con copertura piatta, sorretta da oltre un centinaio di colonne alte più di venti metri, cappelle, un lago sacro e un sacrario, accessibile solo ai sacerdoti e al sovrano. Un lungo viale fiancheggiato da centinaia di sfingi, collegava il santuario di Karnak all’area sacra di Luxor.
LA STATUA DI RAMESSE II
Ramesse II è stato uno dei faraoni più longevi: morì più che novantenne dopo aver regnato per sessantasette anni, durante i quali si distinse come grande guerriero e per i numerosi e importanti monumenti che fece costruire. La grande statua riprodotta qui sopra proviene dal santuario di Karnak. Ritratto ancora giovane, Ramesse è seduto in trono con i simboli del potere che lo presentano come re-dio dell’Egitto. In testa ha una corona blu, a forma di elmo da guerra in cuoio con piccole borchie di rame, ornata sulla fronte con l’ureo (una decorazione a forma di serpente che rappresentava la potenza e la forza del faraone e incuteva sottomissione ai sudditi). Nella mano destra regge lo scettro, un’insegna regale da cerimonia con la sommità ricurva, e nella sinistra un piccolo cilindro, l’altro scettro del re. Il faraone indossa una lunga veste da cerimonia pieghettata, con maniche di diversa lunghezza e ornata al collo da un prezioso collare. Ai lati del trono sono scolpiti (alla sinistra) la moglie prediletta Nefertari e (a destra) il figlio primogenito. Le piccole dimensioni sottolineano la gerarchia tra i personaggi. Il volto del faraone ha lineamenti tondeggianti. La forma degli occhi è sottolineata dalle linee del trucco, la piccola bocca sorridente dà una connotazione più umana al sovrano. Il viso è appena rivolto verso il basso, cioè verso i fedeli che lo dovevano onorare. Ramesse calza i sandali. Sotto i piedi sono scolpiti nove archi che simboleggiano le popolazioni nemiche sottomesse. Sul basamento figure di prigionieri nubiani e asiatici, alludono alla supremazia del faraone sui territori conquistati.
LA PITTURA EGIZIA
Anche la pittura egizia testimonia la funzione prevalentemente religiosa dell’arte. Le immagini dipinte accompagnavano il defunto nel viaggio nell’aldilà, immaginato simile alla vita terrena. Il pittore che decorava le pareti delle tombe dei faraoni, stendevano uno strato di intonaco liscio, composto da gesso e stucco, poi tracciava un reticolo quadrettato che gli permetteva di riprodurre le proporzioni reali del corpo umano, e di riproporre gli schemi e le forme dettati dalla tradizione. Le figure erano disegnate con un contorno netto e scuro. I colori erano applicati senza sfumature, utilizzando pennelli di fibra naturale. I personaggi principali sono più grandi degli altri e il colore della carnagione delle figure femminili appare più chiaro. I volti e le gambe sono visti di profilo, le spalle e gli occhi sono raffigurati frontalmente. L’idea della profondità dello spazio viene resa sovrapponendo parzialmente i soggetti. Le scene sono dipinte in fasce sovrapposte, separate da linee orizzontali su cui poggiano le figure. Il defunto veniva spesso raffigurato nelle sue occupazioni preferite, con oggetti e ambienti della vita quotidiana.
Nella Valle delle Regine, è stata rinvenuta la sepoltura della regina Nefertari. Il sepolcro è decorato con pitture parietali che illustrano il viaggio dell’anima della regina verso l’aldilà.
IL TEMPIO DI ABU SIMBEL
Tra i molti monumenti eretti dal faraone Ramses II, vi è il grande tempio di Abu Simbel la cui facciata è al contempo un capolavoro e un simbolo dell’arte egizia. Accanto ad esso, di dimensioni minori, si trova lo splendido tempio di Nefertari, sua moglie.
Sulla facciata, alta 33 metri e larga 38, spiccano le quattro statue di Ramses II, ognuna delle quali alta 20 metri, in ognuna il faraone indossa lo pschent ovvero le corone dell’Alto e del Basso Egitto, il copricapo chiamato “nemes” che gli scende sulle spalle con il cobra sulla fronte. Ai lati delle statue colossali ve ne sono altre più piccole, raffiguranti la madre e la moglie Nefertari mentre tra le gambe ci sono le statue di alcuni dei suoi figli.
Nel corridoio d’ingresso sono raffigurati ai lati file di prigionieri asiatici e nubiani legati, frutto delle vittorie del re.
Al corridoio segue una prima grande sala divisa in tre navate da 8 pilastri. Fra esse vi sono statue di Osiride alte 10 m e rivolte verso la navata centrale. Segue poi una seconda sala più piccola, anche questa divisa in tre navate. All’interno le sale contengono numerosi rilievi murali che raffigurano Ramesse II.
Tutte le scene sono di esaltazione del faraone che, protetto dalle divinità, sbaraglia i nemici. In particolare sono riportate scene della battaglia di Kadesh contro gli Hittiti presentata come una grande vittoria del faraone.
Il grande tempio rupestre di Ramses II, rivive due volte all’anno un fenomeno astronomico di grande bellezza. Il 22 ottobre e il 22 febbraio, a causa dell’orientamento della struttura scavata nella roccia, il sole si introduce all’interno investendo con i suoi raggi il sovrano e altre statue che durante i restanti giorni dell’anno restano nella penombra o nell’oscurità. Ciò esprime il senso simbolico dell’illuminazione del Faraone e della sua unione con la divinità.
Nel 1979 il complesso è stato riconosciuto Patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
IL MUSEO EGIZIO DI TORINO