IL VIAGGIO DI INES
Caro don Gaetano,
dovete sapere che la vita sulla nave è durissima. Ci siamo dovute separare da papà, io e la mamma, perché ci sono le stanze dei maschi e quelle delle femmine. Siamo in una grande camerata dove ho contato almeno trenta persone sui letti a castello. Appiccicati come le sardine in scatola. Senza bagni, acqua, elettricità. I pasti non sono granché e poi sono scarsi. I posti a a tavola non ci sono per tutti perché i marinai della nave dicono che siamo in troppi. Allora perché imbarcano tanta gente? La mamma dice che così fanno un sacco di soldi. Tanto la richiesta non manca. Per mangiare si devono fare due turni e bisogna lottare per sedersi ai tavoli. E dopo mangiato? Qui viene il bello! Si va ore e ore sul ponte a prendere freddo: meno male che la zia Giovanna l’aveva detto alla mamma e lei si è portata tre coperte. Per dormire bisogna scendere nei dormitori, dove niente resta un segreto per nessuno. Sento tutto quello che fanno gli altri, chi litiga, chi piange, chi sospira. La mamma dice che alla fine del viaggio ognuno saprà vita, morte e miracoli dell’altro. Ieri sera io e mio padre ci siamo affacciati in prima classe ma gli inservienti ci hanno subito cacciati. Hanno capito che eravamo di terza classe, papà dice che si vede immediatamente da come siamo vestiti. Quelli di prima classe hanno gli abiti di seta, senza le toppe e i bottoni persi. Un giorno un marinaio ci ha detto che i passeggeri di prima classe non vogliono nemmeno vedere come siamo fatti noi di terza. -Sapete cosa pensano? – ha detto. – Che siete sporchi e puzzate. E poi sono convinti che voi mangiate con le mani come gli animali.
Caro don Gaetano, spero che non siano persone di prima classe gli argentini.
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ADDIO
Mi volto e la mia casa si allontana,
scompare a poco a poco la mia terra
al passo lento della carovana,
al passo indemoniato della guerra.
E dico addio agli amici, alla mia gente,
agli alberi che incontro nel cammino,
nel sacco quattro stracci e poco o niente,
nel pugno della mano un sassolino.
E dico addio al vento e alla sua danza
mentre la notte si sorseggia il giorno:
nel cuore una promessa di speranza,
negli occhi il desiderio del ritorno.